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All'inizio del 1900, prima dell'avvento del proibizionismo, nella nostra penisola si coltivavano più di centomila ettari di canapa, l’Italia era una delle prime Nazione al mondo per quantità e qualità di prodotto.
Parliamo ovviamente della
Canapa Sativa, anche chiamata canapa industriale, quella con
basso tenore di THC (tetraidrocannabinoidi) e non della Canapa indica, stupefacente, ad alto tenore degli stessi.
Nonostante la coltivazione di canapa industriale non sia mai espressamente stata vietata nel nostro Paese, la mala interpretazione delle leggi antidroga ha portato le forze dell'ordine ad arrestare e sequestrare le coltivazioni di chi, negli anni '70 e '80, aveva provato a riprendere la coltivazione della pianta da fibra o da seme.
La nuova legge sulla
Canapa Sativa è stato un momento storico per tutto il settore: il 14 Gennaio 2017 è infatti entrata in vigore la legge che regolamenta la canapa industriale
La legge era stata proposta nel 2013 e dopo l’approvazione è passata in Senato dove è stata approvata il 14 Gennaio 2017.
Questa legge porterà una spinta ad un settore in cui, fino agli anni '50,
eravamo i primi al mondo per la qualità del prodotto.
La nuova legge sulla
Canapa Sativa ha introdotto delle novità.
Non è più necessaria alcuna autorizzazione per la semina di varietà di canapa certificate con contenuto di THC 0,2% con limite massimo di 0,6% considerata
NON STUPEFACENTE;
Quindi significa che la comunicazione alla più vicina stazione forze dell’ordine NON è più necessaria. Gli unici obblighi per il coltivatore sono quello di conservare i cartelli della semente a dodici mesi e di conservare le fatture di acquisto della semente per il periodo previsto dalla normativa vigente.
La percentuale di THC nelle piante analizzate potrà oscillare dallo 0,2 al 0,6% senza comportare alcun problema per l’agricoltore.
Gli eventuali controlli verranno eseguiti da un soggetto unico e sempre in presenza del coltivatore, gli addetti al controllo sono tenuti a rilasciare un campione prelevato per eventuali contro-verifiche. Nel caso in cui la percentuale di THC dovesse superare lo 0,6% l’autorità giudiziaria può disporre il sequestro o la distruzione della coltivazione.
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